Autore: Benedetta Capelli
Fonte: Vatican News
Nel cuore del Papa ci sono le sofferenze del mondo e in particolare, afferma al termine della preghiera mariana dell’Angelus, quanto sta accadendo in Ecuador. Il Pontefice segue con preoccupazione quanto sta accadendo nel Paese da alcuni giorni. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Sono vicino a quel popolo e incoraggio tutte le parti ad abbandonare la violenza e le posizioni estreme. Impariamo: solo con il dialogo si potrà trovare, spero presto, la pace sociale, con particolare attenzione alle popolazioni emarginate e ai più poveri, ma sempre rispettando i diritti di tutti e le istituzioni del Paese.
Spiragli di dialogo
In Ecuador è stato revocato lo stato d’emergenza che era stato decretato lo scorso 18 giugno nelle province di Imbabura, Pichincha, Cotopaxi, Tungurahua, Chimborazo e Pastaza. Una decisione presa dopo le proteste del movimento indigeno per la difficile situazione sociale. Le rimostranze avevano causato violenze con cinque morti e oltre 200 feriti, ma anche numerosi blocchi stradali. Il movimento indigeno aveva presentato una lista di dieci punti per chiedere la riduzione dei prezzi del carburante, un calmiere sui beni di prima necessità e ancora che non fossero privatizzate le imprese statali e non venisse estesa l’attività petrolifera e mineraria in Amazzonia. Intanto, al termine di una sessione virtuale del Parlamento, il presidente dell’assise, Virgilio Saquicela, ha disposto la sospensione del dibattito riguardante una istanza di destituzione del capo dello Stato Guillermo Lasso presentata dal partito di opposizione Unes. A più riprese la Chiesa dell’Ecuador è intervenuta per chiedere e favorire il confronto pacifico tra il governo e le sigle della protesta.
Il popolo ucraino afflitto dalla guerra
Infine il Papa non dimentica il popolo ucraino.
Vedo che ci sono bandiere dell’Ucraina: lì, in Ucraina, continuano i bombardamenti che causano morti, distruzione e sofferenze per la popolazione. Per favore, non dimentichiamo questo popolo afflitto dalla guerra. Non dimentichiamolo nel cuore e con le nostre preghiere.
Resta sempre difficile la situazione sul terreno. Almeno 14 i missili sono stati lanciati all’alba su Kiev, nel mirino alcuni edifici residenziali. Una persona è morta a Lysychansk, nell’est del Paese, nell’esplosione di una mina mentre i russi concentrano forze e mezzi in città dopo la caduta di Severdonetsk. Intanto al G7 di Elmau, in Baviera, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha assicurato nuove forniture di armi a Kiev e ha poi ricordato che le sanzioni alla Russia devono impattare su Mosca ma che bisogna fare attenzione pure ai risvolti economici in Ue. L’auspicio di Michel è che si trovi un’intesa per permettere al grano ucraino di lasciare i porti del Mar Nero.